domenica 7 luglio 2013

KURT JOOSS - uno dei precursori della danza contemporanea



Kurt Jooss, nasce a Wasseralfingen (Wiirttemberg, nei pressi di Stoccarda) nel 1901 e scompare nel (1979).
Kurt viene iniziato alla musica e al canto fin da giovanissimo. Studia al Conservatorio di Stoccarda (1919-21) e nella stessa città frequenta la scuola di recitazione di Remolt-Jessen. (questo, ahimè, da forza alla mia convinzione che i danzatori e i coreografi dovrebbero prima o poi seguire delle lezioni di solfeggio e di recitazione, parere personale opinabile ovviamente). Segue i corsi di  Laban,  prima a Stoccarda, poi a Mannheim e ad Amburgo (1922-23). Dalla compagnia si separa nel '24 e forma la sua prima compagnia di danza, la Neue Tanzbühne, di cui fanno parte la danzatrice Aino Siimola, sua futura moglie, il danzatore di scuola labaniana Sigurd Leeder  e il compositore Fritz Cohen.
Per la sua compagnia, tra il '24 e il '26, Jooss compone Ein persisches Ballett (1924), Der Dämon, su musica di Hindemith, Die Braufthart, su musiche di Rameau e Couperin, i balletti da camera Grotesque e Larven (tutti del '25) e ancora Tragödie, su musica di Cohen, e Kaschemme (entrambi del '26), dove già comincia a delinearsi il suo personale mondo ESPRESSIONISTA.
Nel '32, con il capolavoro Der grüne Tisch (Il tavolo verde), vince il primo premio al Concorso internazionale di coreografia organizzato da «Les Archives internationales de la Danse» di Parigi. Opera eccezionalmente forte, drammaturgicamente geniale per incisività e impatto espressivo, Der grüne Tisch è il più perfetto tra i balletti di Jooss, Sulla musica lieve e pungente di Fritz Cohen, esplode una satira crudele sull'ipocrisia dei potenti, che dell' altrui vita decidono senza scrupoli, riuniti a congresso attorno a un simbolico tavolo da gioco. Opera politica e pacifista, tragica e grottesca, allegorica e ironicamente dolorosa, Der grüne Tisch sancisce la fama internazionale di Kurt Jooss, che decide di creare una sua compagnia autonoma, i Ballets Jooss, fondati nello stesso anno del debutto del Tavolo verde. Sempre nel '32, a Colonia, presenta The Big City, un balletto che, ammiccando al music-hall, narra i problemi e le sofferenze degli abitanti di una metropoli.
Ovviamente gli esponenti del nazionalsocialismo, in Germania, non vedono di buon occhio gli spregiudicati balletti a sfondo socio-politico creati da Jooss. Così l'avvento del nazismo al potere costringe il coreografo ad abbandonare il suo paese per trasferirsi all'estero, prima in Inghilterra, poi in Cile, dove continuerà a lavorare e a creare le prime nozioni di quello che sarà il movimento espressionista nella danza tedesca degli anni '60-'70 e '80, movimento a cui poi darà lustro mondiale Pina Bausch, sua allieva prediletta.

Alcune delle sue coreografie sono state oggi adottate da molte celebri compagnie di danza e balletto. Il suo capolavoro, Il tavolo verde, autentica «danza di morte» dalla dimensione epica e monumentale, è entrato a far parte del repertorio di complessi come il Joffrey Ballet e il Cullberg Ballet.
Alla base del lavoro coreografico di Jooss sta il principio dell'essenzialismo (secondo la terminologia adottata dallo stesso coreografo), nel senso di sintesi significativa di idee e di sentimenti attraverso tutte le loro gradazioni. Soltanto grazie alla concentrazione sull'essenziale, sostiene Jooss, è possibile ottenere un'autentica «forma danzante». Ogni balletto deve comporsi di una serie di immagini forti e concise, profondamente teatrali, atte ad esprimere il massimo grado d'intensità drammatica. Compito del coreografo, quindi, è rivolgersi costantemente alla ricerca di un nucleo di realtà più denso, più atto a comunicare della realtà quotidiana stessa.i Così che per Kurt Jooss la danza dev'essere innanzitutto teatro, rappresentazione delle verità più profonde di un' epoca; e a questo scopo qualsiasi movimento, qualsiasi sequenza di danza non può nascere se non con un senso teatrale preciso e profondamente significante, escludendo a priori ogni stratagemma calligrafico o formalistico.
Massimo profeta del balletto d'azione espressionista, Jooss formula una tecnica in cui l'accademismo, purificato da ogni cliché estetizzante, funga soltanto da base: eliminando perciò sovrastrutture virtuosistiche a favore di una danza edificata drammaturgicamente, in grado di tenere conto, innanzitutto, del «messaggio» da comunicare. In tal senso, si può dire che la tecnica di Jooss si costituisca come un solido ponte tra il balletto accademico e la danza libera.
Citazioni e interviste: Da: Un colpo sul tavolo verde, 1933:
"E' necessario che tutto il corpo esprima quello che voglio e non solo le gambe. E' quello che rimprovero ai ballerini classici, hanno un gioco di gambe perfetto, hanno grazia, scioltezza, ma li guardo in viso. L'espressione è rigida e, nella maggior parte, convenzionale. Perchè il balletto sia degno di questo nome, è necessario che tutte le parti del corpo contribuiscano alla sua realizzazione artistica.

"Noi vogliamo precisamente che gli spettatori sentano contemporaneamente a noi quella che noi chiamiamo danza scenica, vale a dire una danza drammatica che si ricollega a quella dell'antichità. L'azione non deve derivare da esigenze puramente coreografiche, è la danza a dover essere in funzione del dramma."

"Ammiro l'armonia dei ballerini classici, ma non mi soddisfa. E' il trionfo di una leggerezza eterea e di un'immensa conoscenza. E' la fierezza regale del dominio del corpo umano, del salto verso il cielo. Noi siamo più umani. Noi amiamo le sfere celesti ma amiamo anche la terra, la nostra terra pesante, concreta. Vogliamo esprimere le gioie e i dolori dell'uomo. E perciò la gambe è insufficiente. E' necessario uno straordinario coinvolgimento del corpo intero. Voglio una tecnica delle gambe, delle mani, della bocca, degli occhi."

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